Quando si parla di selezione del personale, spesso persiste un’idea un po’ romantica: quella di un incontro fortunato tra candidato e azienda, in cui si “annusano” a vicenda, si piacciono (o non si piacciono), e tutto si gioca sull’intuito.
In realtà la nuova Direttiva UE 2023/970, che impone maggiore trasparenza e parità salariale fin dalle prime fasi di recruiting, mette in evidenza un concetto fondamentale: la selezione non è magia, non è una reciproca impressione estemporanea, ma un vero e proprio processo.
E come tutti i processi aziendali, può — anzi deve — essere:
– definito
– progettato
– realizzato
– monitorato
– certificato
– revisionato
Perché parlare di processo di selezione?
Considerare la selezione come un processo significa dare struttura a qualcosa che troppo spesso viene lasciato alla discrezionalità. La Direttiva ci ricorda che ogni passaggio, dall’annuncio al colloquio, deve poter essere giustificato, tracciato e motivato, per dimostrare che la scelta finale è equa e trasparente.
In pratica:
🔹 se il processo è chiaro, le decisioni sono difendibili
🔹 se è replicabile, si riducono i rischi di discriminazione
🔹 se è tracciabile, si può verificare in caso di controlli o contestazioni
Come si può progettare un processo di selezione davvero solido?
Progettare un processo significa partire da alcuni pilastri:
🔸 Definizione dei ruoli e delle competenze — sapere con chiarezza chi cerco, perché lo cerco e che valore porta
🔸 Script di colloquio — dare a tutti i candidati le stesse domande, per offrire parità di opportunità
🔸 Criteri di valutazione oggettivi — stabilire griglie di punteggio trasparenti
🔸 Tracciamento delle fasi — conservare evidenze di tutte le tappe: chi ha partecipato, che valutazioni ha dato, che motivazioni ha espresso
🔸 Audit periodici — rivedere il processo ogni 6 o 12 mesi per garantire che resti coerente, aggiornato e inclusivo
Un processo ben progettato, in questo senso, permette di trasformare un adempimento normativo in un vero vantaggio competitivo, perché rende l’azienda più attrattiva, più affidabile e più sostenibile.
La tracciabilità come alleata della trasparenza
La tracciabilità oggi è una componente indispensabile:
👉 significa poter ricostruire ogni passaggio
👉 significa sapere chi ha preso una decisione e su quali basi
👉 significa essere pronti a motivare ogni scelta
Strumenti digitali come Applicant Tracking System, dashboard condivise, moduli di valutazione standardizzati possono semplificare enormemente la raccolta dati e la reportistica. In questo modo l’organizzazione non solo è conforme alla Direttiva, ma dimostra in modo concreto la propria cultura di equità e inclusione.
Una cultura del processo che va allenata
Non tutti hanno familiarità con la selezione intesa come processo strutturato. In molte aziende, ancora oggi, la selezione è affidata all’esperienza o all’intuito del singolo recruiter o del manager operativo, senza uno standard definito.
Proprio per diffondere una cultura orientata al processo, OKTOPOUS da anni propone il corso di Professional Recruitment, con l’obiettivo di formare HR, recruiter e manager su:
🔹 progettazione del processo di selezione
🔹 costruzione di griglie di valutazione
🔹 gestione delle fasi di colloquio
🔹 tecniche di monitoraggio e audit
Un percorso che aiuta concretamente a passare da una selezione “istintiva” a una selezione professionale, tracciabile e verificabile.
( info su :www.oktopous.it)
Conclusione
La Direttiva UE 2023/970 sta portando in primo piano la necessità di strutturare i processi di selezione: è un messaggio forte che scuote la vecchia idea della selezione come pura impressione reciproca.
La selezione è un processo, e come tale va disegnato, certificato, monitorato. Solo così si potrà garantire la reale parità di trattamento e la tutela dell’equità retributiva.